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LUDWIG VAN BEETHOVEN INTEGRALE DELLE SONATE E PRINCIPALI OPERE
PIANISTICHE / COMPLETE PIANO SONATAS
AND MAIN PIANO WORKS LETIZIA MICHIELON,
PIANO DIARIO DI VIAGGIO Formazione alla libertà Tutte le altre cose devono; l’uomo è l’essere
che vuole (F. Schiller, Über das Erhabene) «A tutto
c’è rimedio, dice il proverbio, fuorchè alla
morte», scrive Schiller nel saggio Sul Sublime. Ma l’uomo «non potrebbe essere mai l’essere che vuole, se
anche in un sol caso dovesse
assolutamente fare ciò che non vuole». Quando egli non è più in grado di
opporre alle forze della natura un’adeguata forza fisica, non gli resta che
annullare concettualmente una violenza che dovrebbe praticamente subire. Alla
cultura, dunque, alla Bildung
«spetta il compito di rendere libero l’uomo e di aiutarlo a dispiegare
interamente la sua essenza». La
cultura che rende l’essere umano capace di questo compito si definisce
“morale”: ecco perchè «solo l’uomo educato moralmente, e nessun altro, è
interamente libero». Una
risorsa in più è donata all’uomo educato esteticamente in quanto «un animo
che si sia nobilitato al punto da
essere toccato più dalle forme che dalla materia delle cose, e da trarre
dalla pura riflessione sulle stesse un pieno appagamento, senza alcun
riguardo al loro possesso, un tale animo porta con sé un’inalienabile,
un’interiore pienezza di vita». A tale
pienezza di vita, forgiata da una Bildung umanistica permeata d’ideali estetici e morali,
donano voce le Sonate beethoveniane raccolte in questo secondo volume, composte
tra il 1796 e il 1799. La
formazione alla libertà, suggerita da Kant e da Schiller, si arricchisce di un tratto che è tipicamente beethoveniano, ovvero il coraggio di intraprendere il nuovo,
di staccarsi dalla via nota e di sperimentare, nei contenuti e,
conseguentemente, nella forma, soluzioni che mettono in discussione le
sicurezze raggiunte. Nessun viaggio che voglia dirsi autentico può
prescindere dal rischio, dall’errore, dalla deviazione imprevista e il
taccuino delle Sonate ci guida in
questa avventura in cui il punto di osservazione muta incessantemente e non
ci sono territori della conoscenza che vengano considerati inviolabili. Beethoven ci porta nel senso di sospensione, di vertigine
ontologica, nel suo fragile vacillare e nell’angoscia ma anche nel giubilo
che ogni scoperta affrontata gli procura. Ci suggerisce che non c’è
protezione oltre a quella degli ideali morali ed estetici che possa servire
da paracadute ma anche che ogni rigidità, nell’etica come nell’estetica,
rappresenta una fonte di certezze illusorie. Essere liberi significa cioè
rendersi liberi anche da noi stessi, sapere rischiare lo smarrimento della
nostra identità, giocare nuovamente le nostre carte proprio quando –
soprattutto quando - pensiamo di avere trovato soluzioni presumibilmente
definitive ed efficaci. Per diventare davvero ciò che vogliamo essere e per
spostare questo limite sempre oltre ogni confine predefinito serve avere il
coraggio di perdersi, provare il timore di non ritrovarsi più, o di
ritrovarsi profondamente diversi da come pensavamo di essere. Il
viaggio fissa le mete, di volta in volta le assesta e le rende cangianti,
lasciando aperta la scelta delle strade da percorrere. Beethoven
ci sprona a non avere paura di affrontarle, ci mostra con il suo esempio
umano e artistico, con la sua ricerca instancabile sul linguaggio e le forme,
che dobbiamo essere sempre pronti a sperimentare affrontando anche l’ignoto,
il pericolo dell’autonegazione, del caos e del
disordine, senza alcuna preclusione, superando gli ostacoli che dall’esterno
ma anche dall’interno potrebbero bloccare la nostra crescita. Dobbiamo sapere
giocare tutto, lottare anche quando non abbiamo strategie predisposte e già
tarate, quando ci sentiamo soccombere, come accade nel sentimento del
sublime, davanti a una natura che ci sovrasta, o di fronte a un pathos che ci piega nelle più intime
fessure dell’anima. L’autentica libertà risiede in questo nostro formarci (sich bilden),
nella reinvenzione della nostra geografia interiore
e nella capacità di forgiare ex novo
categorie mentali, processi di apprendimento e soluzioni operative che non
avremmo mai immaginato di potere inventare. L’arte ci sostiene in questa
avventura: non può battersi al nostro fianco e neppure agire al posto nostro,
ma ci dona la forza necessaria per aiutarci a divenire ciò che possiamo
essere e, portandoci a compimento, ci accompagna lungo la strada della
felicità. Letizia Michielon |
Volume 2: Sonate
op. 7, 10, 13 Estratto Video - Video Excerpt BUY ON AMAZON - BUY ON I-TUNES COVER PHOTO © Etta Lisa Basaldella Rai Radio3 - Qui Comincia, A. Menichetti Trasmissione del 28 agosto 2015, dedicata a Letizia Michielon Radio Interview RSI Svizzera
Italiana, 04/11/2017 R. Corrent - PODCAST -
Download MP3 TV Interview RTV SLOVENIA "Classicamente Sonori" 26/11/2015
VIDEO IL
GAZZETTINO DI VENEZIA Review
09/01/2016 M. Messinis Radio Capodistria: interviews about the meeting "Il lamento dell'ideale. Hegel e
Beethoven" Trieste, 12/5/2016. PODCAST - File MP3 from this website Die Klage des Ideellen - Atti del convegno su Beethoven
ed Hegel, a cura di Letizia Michielon CD 1 Sonate n. 4 in E flat major
op. 7 (“Die Verliebte”) 1.
Allegro molto e con brio 2.
Largo, con gran espressione 3.
Allegro 4. Rondò:
Poco allegretto e grazioso Grande
Sonate Pathétique n. 8 in C minor op. 13 1. Grave
– Allegro di molto e con brio 2.
Adagio cantabile 3.
Rondò: Allegro CD 2 Sonate
n. 5 in C minor op. 10 n. 1 1.
Allegro molto e con brio 2.
Adagio molto 3. Finale:
Prestissimo Sonate
n. 6 in F major op. 10 n. 2 1.
Allegro 2.
Allegretto 3.
Presto Sonate
n. 7 in D major op. 10 n. 3 1.
Presto 2. Largo
e mesto 3. Menuetto and Trio: Allegro 4. Rondò:
Allegro |
Education
to freedom
All
other things must; man is the being, who wills.
(F. Schiller, Über das Erhabene)
«The proverb says: "There is a remedy for
everything except death"», writes Schiller in the essay On the Sublime. But man «will never be
the being that wills, if there is a case, a single case, in which he is forced
to what he does not wish». When he can't oppose to Nature's strength an
appropriate physical force, he only has to cancel the thought of a violence,
which he should suffer. It is the education - the Bildung - «that must give freedom
to man, and help him to complete the whole idea of his nature».
The education that makes man equal to this task is
called “moral education”; «the man fashioned by moral education, and he only,
is entirely free». An additional resource is given to the man that is
aesthetically educated: «A mind that has ennobled itself sufficiently to be
more sensible of the form than of the matter of things, contains in itself a plenitude
of existence that nothing could make it lose».
Beethoven's Sonatas
contained in this volume, composed between 1796 and 1799, give voice to this
plenitude, shaped by the humanistic Bildung permeated by aesthetic and moral ideals.
The education to freedom, suggested by Kant and
Schiller, acquires a typically Beethovenian feature: the courage in undertaking
new ways, in walking out of the known routes, in inventing, for the contents
and therefore for the forms, solutions that question any certainty.
A true travel must include in itself risk, mistake,
unforeseen deviation: the notebook of
the Sonatas guides us in this
adventure with ever-changing points of view and without inaccessible lands of
knowledge, where any discovery produces suspense, ontological vertigo, ranging
from anguished fragility to jubilation. Beethoven suggests that the only true
protection is represented by the moral ideals, but any excess of rigor in
ethics and aesthetics brings nothing but deceptive certainties. To be free we
need to break free even from ourselves, to run the risk of loosing our
identity, to stake everything again just when we think to have found probably
definitive solutions. In order to really become what we want to be, and to
overstep predetermined limits we have to feel the fear of loosing our ways, or
to find them again sensibly changed.
The travel determines the goals, it fixes and it
changes them, with variable choice of the routes. Beethoven's human and
artistic model urges us to reach them audaciously, with his unceasing research
about language and forms: any experimentation has to face up to the unknown,
the risk of the self-negation, of the Chaos and of the disorder, without
allowing external or internal obstacles to block our growth. Our fight must
proceed even without preordained strategies, even if we seem to surrender to
the surpassing force of Nature, or to a pathos,
which subdues our soul, like in Sublime's feeling. The authentic freedom
resides in this self-education (sich bilden), in the reinvention of our inner geography, in
the possibility to rebuild, ex novo,
our mental categories, learning processes, and absolutely unexpected
operational solutions. The art is our support in this adventure: it can't
replace us in our fight, but it gives us the force that allows us to become
what we can be, and it accompanies us along the route of happiness.
Letizia Michielon